Unità d’Italia.

La Festa dell’Unità è diventata Festa Democratica, le celebrazioni dell’Unità d’Italia forse in futuro saranno per Democratica Italia. La Repubblica, una e indivisibile, é divisa in una ventina di Regioni, alcune grandi alcune piccole, con molte o una sola provincia (Aosta), con una provincia diventata due (Molise),  con province linguisticamente di altra regione (TrentinoAltoAdige, FriuliVeneziaGiulia). Per conservare l’unità, alcune sono più Regioni delle altre, a statuto speciale: altrimenti Val d’Aosta finiva in Francia, Alto Adige in Austria e magari Friuli in Jugoslavia, Sardegna in Spagna, Sicilia in Tunisia o da quelle parti. Ora che le frontiere più non ci sono in Europa e i neoeuropei le considerano tutte inesistenti non mi pare abbia più senso conservare privilegi ingiustificati. Non sono solo quelle regioni a pretendere solidarietà in nome dell’unità, senza però darla: è normale far pagare sempre ai soliti solventi, siano cittadini o regioni. Un privilegio è diritto acquisito, chi ha dato continui a dare, chi ha avuto continui ad avere. Chissà se mai verrà Democratica Italia: tutti con pari diritti e doveri, fra i cittadini e fra regioni.
Si celebra l’unità divisa in Province, prefetture, ASL, USL, Tribunali, circoli didattici, comunità montane, Comuni, circoscrizioni e non so che altro ancora. Ora stanno per abolire alcune province, in base al numero di abitanti e alla superficie del territorio. L’ideale sarebbe un democratico “o tutte o nessuna“, ma potrebbe anche essere in base all’anzianità: più sono storicamente antiche e più hanno diritto di sopravvivere, sparirebbero così quelle province nate recentemente solo per accontentare qualche politico. Oppure potrebbe essere il contrario: largo alle province giovani, che quelle vecchie hanno fatto il loro tempo.
Se fossimo ancora cristiani ci sarebbe una soluzione: abolire tutti gli enti provincia passando ad altri le loro competenze e adottare la vecchia suddivisione cristiana del territorio in diocesi e parrocchie. Anche se non ci saranno più vescovi e parroci, dal punto di vista storico e territoriale gli ambiti potrebbero essere validi: sono della diocesi di Savona-Noli, parrocchia San Bernardo in Valle. Non più province ma diocesi, comuni e altro come aggregazione di parrocchie. Da ragazzo non capivo come mai Asiago e frazioni di Bassano del Grappa, comuni della provincia di Vicenza, fossero della diocesi di Padova: questo non accadrebbe più. Pratico e semplice: forse non è una buona idea, anzi sicuramente non lo è e proprio per questo potrebbe essere presa in considerazione.

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