Pensionati

Dopo un bel po’ di tempo riprendo a scrivere su questo blog. Non lo faccio da quasi un mese sia perché (come dicevo nel vecchio blog) non so che fare e non so che dire sia perché non ho molto tempo per farlo.

Di questo volevo parlare, del tempo a disposizione di noi pensionati. Fatico a capire, anzi non le capisco per niente, quelle persone che temono il momento di andare in pensione perché pensano che poi si troveranno smarrite, senza niente da fare. A parte il fatto che è bello anche starsene senza fare niente, per me – almeno finora – non è capitato spesso. Non mi spaventa il fatto di non dovere più andare in ufficio, di non avere più ansie per quello che mi diranno i capi o per quello che dirò ai sottoposti, di non dovermi più alzare col freddo o di tornare a casa col caldo: anzi penso dove trovavo il tempo per fare tutte quelle cose, tralasciando mille altre (esagero) molto più piacevoli. Ma dovevo pur vivere, dovevamo pur vivere la mia famiglia ed io e quando faccio qualcosa per amore o per forza cerco di farla come si deve.

Dicevo che non ho mai tempo a sufficienza, anche perchè quello che un tempo facevo in un’ora ora lo faccio si e no in un giorno: non più di un problema alla volta, e affrontata una questione in un giorno per quel giorno mi pare avere già dedicato troppo tempo a cose gravi, che se non ci fossero sarebbe meglio.

Non devo lavorare, ma non mi devo preoccupare di come passare il tempo, anzi.

Un giorno sì e uno no faccio il casalingo. Beh, ancora esagero. Non è che prima non facessi niente in casa: se c’era qualcosa da riparare in materiale che non fosse stoffa (di questo si occupava mia moglie) l’ho sempre fatto, quando c’era da tagliare cipolla o affettare qualcosa spettava a me; risotto, “fugasse”, strudel, krapfen, tartine, marmella di castagne e cose così erano affar mio. Qualche volta potevo anche cucinare altre cose, ma mia moglie era felice se non lo facevo perché quasi sempre era lei a pulire le molte stoviglie che usavo. Da quando non ho più impegni di lavoro, da quando mia moglie ed io siamo entrambi pensionati,  siamo entrambi casalinghi, a giorni alterni. A dire il vero io un po’- parecchio – meno. Quando è il proprio turno ognuno provvede a preparare da mangiare e a lavare le stoviglie, ma di fare i letti e le pulizie non sono richiesto (credo perché mi ritiene imbranato), la spesa sottocasa la fa mia moglie ed io quella con la bici ma sono quasi certo che le piace così, come le piace andare al mercato: magari non compra nulla ma il suo giro di un paio d’ore lo fa tutti i lunedì, se proprio non piove e tira vento e le bancherelle restano nei furgoni.

Poi la bicicletta. Se il tempo è bello, se non fa troppo caldo o troppo freddo pedalo. Magari quest’anno meno dell’anno scorso e il prossimo meno di questo, ma spero comunque di continuare a muovermi in bici. Ho girato per tutto il savonese, non di corsa: “cianin cianin” come dicono da quelle parti. Mi sono fatto tanta Aurelia ma anche all’interno, un po’ di salita (ogni anno meno) sempre confidando nella successiva discesa. Diciamo che ogni volta pedalo per due o tre ore, qualche volta di più ma stanca.

E da quando ho avuto una fotocamera digitale documentavo i giri in bici. Non so se era una scusa per fermarmi e prendere fiato o per andare in posti in cui non ero stato prima. La fotocamera digitale! Bella invenzione! Non più la mia vecchia pesante Zeiss che ho molto amato ma meno di quanto volessi: per via del costo delle fotografie ci pensavo tre volte prima di scattarne una e quando mi è capitato di sbagliare tutto un rullo per non avere opportunamente tarato l’apparecchio non ne ho più voluto sapere. Sono passato alla videocamera, una delle prime, da usare con una mano ma enormente grossa e pesante se confrontata alle attuali o ai telefoni. Un’esperienza comunque bellissima: riprendevo con qualsiasi luce, il soggetto era sempre a fuoco, lo zoom una magnificenza e non solo immagine ma anche suoni e rumori, non solo una parte ma tutta una scena! L’ho usata per una decina d’anni, ho ripreso i primi progressi dei nipoti: è un reperto archeologico,  se funziona magari tornerò ad usarla. Per un po’ l’ho usata qualche volta nei miei giri in bici, ma era quasi impossibile, troppo pesante e ingombrante. Quando ho avuto fra le mani quella piccola meraviglia di fotocamera digitale l’ho subito adottata e messa nella bottiglia di plastica sistemata nel portaborracce della bici. E via pedalando.

Quella mia prima fotocamera l’avevo avuta assieme a un PC partecipando a un corso d’informatica , e così passiamo ad un altro mangiatempo. Più o meno ho sempre avuto a che fare con computer per lavoro. Sono passato dalle schede perforate e i nastri magnetici, ai dischi, rigidi e flessibili. Quando ho smesso di lavorare le memorie erano minime, gli ingombri massimi , Internet era forse appena nata, chiavette, blog e tutto quello che oggi conosce un bimbo di quattro anni mi erano sconosciuti. Poi sono arrivati ed ho cominciato a servirmene ed ho sentito la necessità di conoscerli un po’ meglio. E così … ho preso il contagio. Lo sapevo che sarebbe finita così, vivevo più o meno sei mesi in una casa con collegamento Internet limitato a poche ore settimanali e altrettanti in una dove non avevo nemmeno Internet e mi collegavo dalla biblioteca comunale, un’oretta a settimana. E mi dicevo che così andava benissimo, che non mi sarei malato di Internetite, che avrei vissuto all’aria aperta, naturalmente.

Ma si sa com’è: l’appetito vien mangiando e l’influnza si prende frequentando influenzati. Così dalle poche ore settimanali, dal collegamento a tempo a casa o quello ancor più breve in biblioteca sono passato al tempo pieno.  Non credo esagerare, ma dall’uso quasi esclusivo di email sono passato a un blog, a un secondo a un terzo; dalle foto fatte per me solo a quelle pubblicate in rete; un breve passaggio per chat,  la lettura dei quotidiani in linea, un paio di gruppi, le ricerche più varie e occasionali dalla ricetta di cucina per mia moglie che – beata lei – si ostina a non voler toccare computer, ai  giri ciclistici, alla biografia di qualcuno che appare in TV, ai libri disponibili presso la biblioteca comunale, praticamente a tutto.  Il guaio è che non mi limito a mettere un articolo o una foto ma ogni poco tempo controllo quanti o chi hanno visto o commentato quell’articolo o quella foto: non lo faccio più per me stesso ma per gli altri. E questo sinceramente non mi piace, dovrò guarirne.

Poi ci sono i libri. La biblioteca è a un paio di chilometri da casa: usando l’auto dovrei poi perdere un’ora per trovare dove lasciarla, perciò vado a piedi o quasi sempre in bici e fatico non poco a fare la salita finale. Ho cominciato ad andarci  per mezz’ora di Internet e ora continuo ad andarci per prendere libri in prestito, finché ce la farò.

D’inverno le giornate finiscono presto e guardiamo la TV, d’estate non finiscono mai ma c’è il sonnellino pomeridiano, qualche ora in spiaggia, la passeggiata serale, concerti se ci sono.

Ora siamo pensionati, abbiamo tutto il tempo che vogliamo – dicono – ma in realtà da anni non facciamo più scorribande turistiche: forse perché non ne abbiamo il tempo o forse perché siamo diventati pigri.

…. per ora mi fermo

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3 risposte a Pensionati

  1. Annamaria ha detto:

    Ciao
    Ricordo anche io quando per rispondere a qualche e-mail, dovevi recarti in biblioteca.
    Ma non credo fosse spiacevole trovarti assieme ad altre persone nello stesso luogo.
    Meglio che ai supermercati dove mi reco io in estate passeggiando in lungo ed in largo. Mi serve passeggiare al fresco. Anche io allora avevo un collegamento a internet molto lento. Da più di un anno ho deciso per la ADSL.Costa un pò di più, ma consente tante cose come dialogare con figli e nipoti anche molto lontani.Per altre riflessioni….mi ci ritrovo molto. Quindi vorrei pregarti di continuare. Non ti leggo spesso, ma sempre molto volentieri.
    Per la pigrizia….credo sia figlia anche della nostra età. Pazienza se mettiamo più tempo a fare le cose. L’importante è farle…..secondo me.Per la divisione dei compiti casalinghi, sono assai d’accordo. Non altrettanto molti maschietti di mia conoscenza.Speriamo nelle nuove leve
    anche in virtù della necessità, in quanto le compagne lavorano.
    Cari saluti ILVA

    • mpvicenza ha detto:

      Quando salivo alla biblioteca (o mi recavo a Informagiovani) non avevo alcun collegamento Internet a Savona. Salire lassù mi ha permesso di avere una migliore opinione della biblioteca e dei bibliotecari, ora è un pezzo che non ci vado: colpa anche di Internet. Non era del tutto sbagliato pensare che senza potevo vivere una vita “normale”: passeggiate, spiaggia, bicicletta, libri. Ora ho molto meno tempo per queste cose. È senz’altro merito dell’età se fare una cosa al giorno mi sembra avere fatto molto! Credo sia giusto che chi non deve lavorare fuori casa lo faccia in casa, ma se entrambi lavorano fuori o non lavoranospetta a entrambi: in realtà molti lavori “femminili” li fa solo mia moglie mentre altri lavori “maschili” li faccio io.

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